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26/07/2012

 

 

Meduse

Avrete notato in mare la presenza, poco gradita, delle meduse. Ci sembra opportuno fornire alcune indicazioni utili nel caso di “incontro ravvicinato”.

Le meduse sono animali acquatici, simili ai polipi, trasparenti che si nutrono di plancton. Nei mari italiani troviamo frequentemente la Pelagia Nocticula, a forma di ombrello con tentacoli che hanno la funzione di difesa o di predazione.

Studi approfonditi hanno stimato un incremento del 15% della presenza delle meduse marine nei pressi delle nostre coste, con una crescita esponenziale di tre diversi tipi:

·       Pelagia Nocticula: marroncina di colore e con tentacoli molto lunghi.

·       Rihzostoma Pulmo: dal colore violetto opaliscente.

·       Velella: la più piccolina fra le tre specie ma ugualmente molto urticante.

I motivi che hanno contribuito a questo prolificare di meduse, secondo i biologi marini, sono essenzialmente tre:

·       Il surriscaldamento delle acque.

·       L’inquinamento delle stesse.

·       La progressiva scomparsa dei predatori naturali delle meduse, ovvero pesce luna (mola), tonni e pesci spada.

Nel caso di contatto con conseguenze gravi, (reazione cutanea diffusa, manifestazione difficoltà respiratorie, pallore, sudorazione) o si riconoscesse di avere avuto il contatto con una medusa pericolosa, telefonare al 118 e rivolgersi al pronto soccorso più vicino, senza attendere o indugiare.

Il contatto con i tentacoli provoca una reazione locale a livello cutaneo: la pelle diventa irritata e arrossata con sensazione di dolore e prurito. Stimolare l’attività muscolare favorisce al veleno di circolare nell’organismo, per cui è necessario mantenere la calma il più possibile.

Ecco alcuni utili consigli in caso di contatto con le meduse:

1.     Non strofinate bocca e occhi (se si viene colpiti in quelle zone, rivolgersi subito al pronto soccorso);

2.     Eliminare eventuali frammenti dei tentacoli della medusa, facendo scorrere acqua di mare o miscela di acqua di mare con bicarbonato (ottimo) o con le mani.

3.     Evitare la lacerazione dei tessuti (non usare pinzette);

4.     Non lavare con acqua dolce la parte colpita dai tentacoli della medusa, in quanto si favorirebbe la produzione di neurotossine in grado di provocare danni a livello del sistema nervoso centrale.

5.     Non utilizzare acqua fredda o ghiaccio.

6.     Non grattare la zona dove è presente l’irritazione in quanto questa azione stimolerebbe l’attività muscolare mettendo in circolo più velocemente la sostanza tossica.

7.     Non sono utili impacchi con aceto o ammoniaca perché sulla loro efficacia la medicina moderna ha avanzato numerosi dubbi.

8.     L’uso di alcol è sconsigliato in quanto potrebbe stimolare l’apertura dei   nematocisti (le cellule urticanti delle meduse).

Prima di adoperare pomate o creme è sempre bene chiedere il consiglio di un medico o di uno specialista.

Il rimedio migliore in caso di contatto con i tentacoli delle meduse è l’applicazione di gel astringente al cloruro d’alluminio, che ha un’immediata azione antiprurito e blocca la diffusione delle tossine.

Cortisoni e antistaminici non vanno bene come primo soccorso, in quanto la loro azione si manifesta dopo mezz’ora dall’applicazione quando la fase acuta è già passata.

Le tossine sono termolabili, pertanto in mancanza d’altro è una buona idea applicare pietre molto calde.

Le credenze popolari di strofinare sabbia o altro sulla parte lesa sono sbagliate (si potrebbero provocare infezioni o altre lacerazioni), così come non è provata l’efficacia dell’ammoniaca (urine).

Nell’uso dell’aceto, invece, c’è un fondo di verità perché contro le punture delle meduse tropicali (cubomeduse – che sono mortali) viene utilizzato l’acido acetico che è contenuto anche nell’aceto casalingo. Ottimo risulta un impasto fluido di bicarbonato di sodio e acqua di mare applicato per 30 secondi.

Buon mare a tutti.

 

  Il Presidente

Ciro Casanova